sabato 20 ottobre 2007

Essenza della Livity

Sebbene la fede Rastafari si sia manifestata alla storia soltanto nel XX secolo, a seguito dell’Incoronazione del Re Messia (2 novembre 1930), essa si pone nel solco della Rivelazione inscritta dall’Unico Dio nella Sacra Bibbia, affidata ai profeti sin dai tempi dell’Antico Testamento e dunque, all’epoca del Nuovo, “trasmessa definitivamente ai santi” (Lettera di Yehuda / Giuda v. 3). Trattasi dunque del rinnovamento di un’essenza antica, il compimento e la rivitalizzazione della medesima fede Israelita che fu rivelata ai patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, tramandata dai profeti, tra i quali Mosè ed Enoch, custodita da sovrani quali Davide e Salomone, realizzata infine nell’Avvento del Figlio di Dio, Iyasus Krestos (Gesù Cristo), Verbo del Padre, nato dalla Vergine Maryam (Maria). Questa stessa fede preservò la propria originaria vitalità e straordinaria attualità nell’insegnamento della Cristianità etiopica e nella realtà quotidiana dei suoi fedeli, custodi di una tradizione antica quanto la presenza stessa dell’uomo sulla terra; proprio in Etiopia, la Vera Israele Africana, la rivelazione fu infine sigillata nel Secondo Avvento dello stesso ed unico Messia con il Nuovo Nome di Qadamawi Haile Sellassie, incoronato Re dei Re, Signore dei Signori, il Leone che ha prevalso dalla tribù di Judah, 225° erede nella linea di Davide. La nostra dottrina si inserisce insomma nel solco delle precedenti Rivelazioni divine, che presero forma storicamente nell’Ebraismo e nel Cristianesimo, costituendone tuttavia uno stadio ulteriore, un’espressione rigenerata e rinnovata.


La manifestazione di Cristo come Re dei re guida l’uomo alla riacquisizione della sua originaria ed autentica sovranità sulla propria tripartita natura ontologica (corpo-anima-spirito): sono gli uomini in Lui rigenerati, infatti, i re dei quali Egli è Re. In principio Dio creò Adam come Uomo perfetto, disegnandolo a somiglianza della propria Immagine e costituendolo Re, Sacerdote e Profeta per governare la creazione in qualità di Suo rappresentante; con la trasgressione di Adamo si produsse il peccato, teologicamente inteso come frattura con Dio: l’inquinamento dell’Immagine divina che nell’Uomo era impressa rende questi tuttora incapace di riconoscere la propria vera origine in Dio stesso, l’Essere necessario fonte dell’esistenza. Il male, la morte ed il conflitto sono alcuni tra i segni che manifestano questa frattura sul piano visibile. Soltanto il Messia, che è il secondo e perfetto Adamo, poteva ricomporre questa frattura, riconciliando l’umanità al Padre mediante l’espiazione della Croce, sconfiggendo definitivamente la morte nella propria resurrezione, e dunque re-intronizzando, con il Suo secondo avvento glorioso, l’Uomo alla propria originaria regalità, restaurando la realtà fisica ed avviandola ad un processo di ri-definizione alla luce dei criteri di pace e prosperità in accordo ai quali Dio l’aveva originariamente concepita. In questo senso il Regno di Dio è già concretamente instaurato sulla terra a partire dall’Incoronazione Regale del Suo Cristo, ed è nostro compito, qual Suoi ministri, attuarne la realizzazione visibile, non mediante l’imposizione o la forza bruta, ma istruendo le nazioni con il ministero profetico della Parola che ci è stata rivelata. Questo compito deve dunque comprendersi nella sua articolazione su tutti i livelli dell’esistenza, spirituale e materiale, religioso, politico, sociale, investendo così della sua metanoia (capovolgimento redentivo) l’agire in tutti i suoi ambiti, la teologia come il diritto, la speculazione filosofica come la produttività agricola, le scienze bibliche come quelle mediche.


Tradizionalmente la regalità è concepita secondo un movimento discendente: un carisma divino, ma per sua stessa natura orientato alle incombenze secolari; una missione di origine sacra, eppur ancorata alla sfera terrena. Similmente, essendo Cristo dal Padre, il Suo avvento in veste di Sovrano ha santificato definitivamente la realtà fisica, offrendo all’uomo la possibilità di servire Dio in ogni azione quotidiana e di non vivere più le proprie responsabilità sociali e secolari come momenti di alienazione dalle proprie prerogative spirituali. Tale realtà è da noi espressa nel concetto di Livity, un’esperienza del Sacro nella propria esistenza che guidi al ristabilimento della parentela dell’Uomo con Dio, unica risposta all’odierna degenerazione dell’umanità: soltanto l’amore incondizionato per Dio e la consapevolezza della Sua Paternità universale possono infatti ispirare un reale amore per i nostri simili esseri umani, che di Dio recano l’Immagine, ed instaurare una salda coscienza del valore sacro della vita di ogni singolo individuo, divenendo pietre angolari per l’edificazione di una società umana protesa al progresso ed al benessere della specie entro i vincoli della condivisione e del rispetto. Come ai tempi dell’antico Israele i profeti dedicarono la vita ad insegnare che la giustizia sociale sarebbe giunta soltanto con il ritorno a Dio, così noi insegniamo che sino a quando il genere umano non si volgerà in integrità di corpo-mente-spirito a partecipare dei frutti escatologici della Rivelazione sarà vano ogni tentativo di fondazione di un ordine mondiale più equo e fondato sull’eguaglianza e l’unità tra gli esseri umani, che è la volontà di Dio espressa dal Suo Messia Qadamawi Haile Sellassie.

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Il Rasta è chiamato a vivere l’esistenza come un dono per grazia di Dio e a santificare ogni azione per realizzarne la pienezza. Ogni opera sia rendimento di lode al Misericordioso Datore della vita. Non esiste parola umana in grado di esprimere almeno una scintilla della bontà del Creatore dell’universo per i benefici di cui ci ha investiti con le Sue opere, che Gli rendono testimonianza, come afferma il Salmo: “I cieli narrano la Gloria di Dio e il firmamento manifesta l’opera delle Sue mani”. Dalle Scritture sappiamo che tutto nella creazione è buono e nulla da rigettare, e che Dio non ha creato la morte, che è soltanto l’esito di quanto l’uomo ricerca con le proprie azioni inconsulte; per contro, la missione del giusto (tzaddiq) su questa terra è l’esperienza del Suo Amore e la condivisione di tale esperienza con i propri simili ai fini di un’esistenza pacifica, serena, prospera, armonica. È questo il vero martirio, ossia la testimonianza della deità di Cristo mediante un’esistenza realmente cristica. Adhonay, il Dio della Bibbia, è il Dio dei vivi e non dei morti, ed è pertanto in questa vita che il cammino della salvezza deve avere inizio; la ricerca della comunione con Lui e la conseguente partecipazione alle Sue energie sono gli unici fondamenti per un’esistenza che sia davvero benefica per sé e per gli altri, per la vita in questo mondo e nel mondo a venire. Così, ogni azione risulta santificata allorché compiuta nel ricordo di Dio, e ciò per inverso implica che ci si ricordi di Dio non soltanto in momenti quali la preghiera o il culto, ma altresì e nondimeno negli ambiti dell’agire secolare: agendo verso i propri simili secondo i Suoi precetti di giustizia, difendendo i diritti degli oppressi e dei deboli, facendo della carità il metro delle proprie relazioni sociali, amministrando le risorse della terra secondo equanimità e lungimiranza e con riverente devozione, riconoscendo nella propria corporeità il Tempio dello Spirito e onorandone pertanto la sacralità nei propri comportamenti alimentari, sessuali, estetici, igienici.

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Contestualizzazione biblica di Rastafari


Giungiamo con ciò al retroterra biblico su cui la dottrina Rastafari è sorta e si regge, sintetizzabile nel suo essere il compimento dei corsi biblici, profetici e storici cui si fa convenzionalmente riferimento secondo le definizioni di Messianismo e Millenarismo.


Per Messianico si intende la sua ferma adesione all’ideale, su cui si incentra l’intera storia dell’Israele biblico, secondo cui ad un certo punto Dio sarebbe intervenuto nella storia per restaurare la creazione allo stato buono ed incorrotto in cui era stata originariamente realizzata. In quanto rivendicazione ultima della signoria divina sulla storia e sul mondo, tale intervento si sarebbe dovuto realizzare concretamente nella realtà fisica, entro i confini del tempo e dello spazio, per mezzo di un Individuo specificamente inviato e dotato di un carisma ultraterreno. La maggior parte delle descrizioni messianiche dell’Antico Testamento ruotano attorno all’idea che Costui si sarebbe manifestato come RE della stirpe regale di David, avendo Dio concluso con quest’ultimo uno specifico patto in merito. Giacchè il sovrano davidico era noto nella società ebraica antica come Meshiach Elohim – Unto di Dio, in riferimento al rituale sacramentale da cui derivava la propria autorità sacrale- questa associazione equivale di per sé ad asserire che anche il Salvatore del futuro sarebbe stato Mashiach, ossia Consacrato mediante un atto di unzione simile, ma invero di gran lunga superiore a quello in uso per i sovrani ordinari.


Con la definizione di Millenarista si intende il naturale prosieguo di queste realtà nella Cristianità delle origini, sorta in un contesto legittimamente Israelita. Poiché il Cristo Iyasus (Gesù) non aveva adempiuto nella realtà visibile molte delle profezie dell’Antico Testamento, ed in particolar modo proprio quelle riferite alla sua intronizzazione storica da Regnante davidico, tra i primi Cristiani si affermò la consapevolezza che la sua missione fosse stata scaglionata in due avventi terreni; nel futuro escatologico, il Cristo sarebbe dunque ritornato in terra per instaurare un regno nell’eone presente, e dunque in un tempo distinto e precedente al giudizio universale, cui Egli stesso avrebbe presieduto soltanto in un terzo tempo. Siccome il libro della Rivelazione, che è la sezione del Nuovo Testamento che prioritariamente si occupa della descrizione di questi eventi, attribuisce a questo inter-regno una durata simbolica di 1000 anni, la concezione prese il nome di millenarismo.

La dottrina Rastafari sorge attorno alla consapevolezza che entrambe queste tradizioni profetiche siano state realizzate nella Personalità storica del Negus Mesih (Re Messia) Qadamawi Haile Sellassie, legittimo discendente della stirpe di David, incoronato e consacrato con olio d’unzione il 2 novembre 1930 dalla Sacra Chiesa Ortodossa Tewahedo d’Etiopia con i titoli messianici di Re dei Re, Luce del Mondo, Eletto di Dio, il Leone ha prevalso dalla tribù di Judah.

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